Stephen Jay Gould è stato un paleontologo, uno studioso di evoluzione e un grande divulgatore.
Leggere Il Pollice del Panda oggi può sembrare un esercizio inutile: il libro raccoglie una serie di saggi scritti da Gould alla fine degli anni settanta e molte cose sono cambiate da allora. Quarant’anni sono meno di un istante nella storia della Terra, ma molto tempo per chi invece la storia della Terra la studia: teorie vengono falsificate; quelle che erano solo ipotesi visionarie sono accettate da tutti; dogmi distrutti e sostituiti da nuovi; verità smentite o confermate.
La scienza, in sostanza, si evolve.
Ma, come l’evoluzione della vita non procede in modo regolare verso un ipotetico punto di arrivo – e Gould lo ribadisce più volte – così quella della scienza non avanza linearmente, ma compie salti, si arresta, imbocca vicoli ciechi.
Nei saggi di Gould si vede tutto l’amore di un uomo verso la scienza e la meraviglia che prova nell’osservare la natura, ma si scopre anche un fatto così ovvio che spesso viene ignorato:
La scienza è fatta dalle persone.
E le persone possono essere nobili o meschine, oneste o truffatrici, obiettive o piene di pregiudizi. Per forza di cose l’indole, i preconcetti, le inclinazioni di una persona verranno trasportate nel suo modo di fare scienza e lo influenzeranno.
Attenzione: Gould non vuole negare il valore della scienza, ritiene (come me) che sia il migliore – se non l’unico – modo che abbiamo per indagare la realtà, ma sottolinea anche il lato personale della ricerca scientifica, la storia delle donne e degli uomini che l’hanno fatta, l’umanità insomma, che c’è dietro.
I grandi pensatori non sono mai stati passivi di fronte ai fatti. Essi pongono domande alla natura e non la seguono umilmente. Essi hanno speranze e intuizioni e cercano in tutti i modi di costruire il mondo alla luce di queste. Di conseguenza, i grandi pensatori sono anche capaci di commettere grossi errori.
Gould narra la storia naturale e la storia degli uomini che l’hanno studiata, ci fa vedere le persone dietro gli scienziati.
Ho apprezzato tutti i saggi, ma quelli che mi restano più in mente sono:
il N°10, che racconta la più grande frode nel mondo della paleontologia, quella dell’uomo di Piltdown, e
il N°22, che narra di Randolph Kirkpatrick un “impiegato pubblico modello” e della sua bislacca teoria sull’origine delle rocce come scheletri fossili di certi organismi, di cui era così convinto da non vederne gli evidenti limiti.

Anrie / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)
Gould, Stephen Jay. 2016. Il pollice del panda. Tradotto da Simona Cacib. Milano: Il saggiatore.