Tutti i fan di Star Trek conoscono il test della Kobayashi Maru. Per tutti gli altri, si tratta di una simulazione che i cadetti della Flotta Stellare devono sostenere, e che è impossibile da superare con successo: un’ astronave da carico, la Kobayashi Maru, è in avaria in una zona controllata dai nemici e la nave spaziale della flotta riceve un SOS. Il capitano della nave deve scegliere:
- rispondere alla richiesta di soccorso, entrare nel territorio nemico e venire distrutto dalle loro astronavi, che sono più potenti e in superiorità numerica;
- non intervenire e lasciare che la Kobayashi Maru, lasciata al proprio destino, venga distrutta.
In ogni caso, una sconfitta.

Il test serve per mettere alla prova il comportamento di un allievo ufficiale di fronte a situazioni senza speranza.
Come dovrebbe comportarsi il Capitano Kirk?
Seguendo un approccio consequenzialista/utilitarista, non ci sarebbe nessuna difficoltà in questo test: il Capitano dovrebbe agire nella direzione del bene maggiore, che in questo caso sarebbe salvare l’equipaggio dell’astronave. Perciò non dovrebbe intervenire. Rimane però il problema del senso morale di Kirk: non facendo nulla si sentirebbe responsabile della morte degli occupanti della nave da carico?
Si potrebbe dare un’interpretazione deontologista del problema: per i deontologisti esistono vincoli morali di tipo assoluto, come per esempio salvare chi si trova in difficoltà. Ma questi vincoli valgono anche quando la vita del salvatore è in pericolo? E in casi disperati come questo, bisogna comunque seguire questi vincoli morali?
In Star Trek, per esempio, il capitano Kirk bara e modifica il programma della simulazione, riuscendo così a superare il test della Kobayashi Maru. Il suo commento è che «Non crede nelle situazioni senza speranza.»
Ma barare è un comportamento eticamente corretto? Non contraddice il principio dei vincoli morali dei deontologisti? Non va contro l’etica della virtù di matrice artistotelica?
Lasciando stare le astronavi, immaginate di essere un medico che sta soccorrendo una persona che ha subito un grave incidente: voi sapete come intervenire, ma sapete anche che qualunque cosa facciate, la persona morirà in ambulanza. Come reagite?
- Intervenite lo stesso anche se sapete che non lo salverete?
- Non fate nulla, perché sarebbe inutile?
Tecnicamente, si dice che, non agendo, il medico viola un dovere morale positivo, cioè non fa quello che invece avrebbe dovuto fare, provare a salvare la persona.
Ma se è sicuro che la persona comunque morirà?
Ovviamente nella realtà le cose non sono mai così semplici, e non si ha la certezza di nulla; questo esperimento mentale, serve solo per far vedere che la realtà è spesso complessa e spiegarla in soli termini di Sì o No non è possibile.
La mia interpretazione è che, visto che ormai è lì, il medico non ha niente da perdere nel provare a salvare la persona, anche se sa che comunque non ci riuscirà, quindi gli conviene comunque farlo.
Sembrano problemi astratti, da filosofi appunto, che non hanno nient’altro da fare che spremersi il cervello creando assurde situazioni immaginarie, ma magri a volte è utile fermarsi a riflettere per capire cosa è giusto o sbagliato, e accorgersi che le cose spesso non sono mai semplici.
Edmonds, David. 2014. Uccideresti l’uomo grasso?: il dilemma etico del male minore. Milano: Cortina.
Ruwen Ogien. 2012. Del profumo dei croissants caldi e delle sue conseguenze sullà bontà umana: 19 rompicapi morali. Editori Laterza.