Umano, post-umano

raggiungere l’immortalità simulando se stessi.

La versione estesa di questo articolo è stata pubblicata su Digressioni N° 13

Non ammalarsi, non invecchiare, vivere per sempre. In una parola: diventare immortali. L’umanità ha sempre cercato il modo di realizzare questo sogno, ricorrendo alla religione oppure immaginando tecnologie che potessero salvare il corpo dalla morte.

Nel suo romanzo Permutation City, Greg Egan affronta il problema in modo diverso: non è il corpo a essere preservato, ma la mente o, meglio, una sua copia digitale. Nel futuro immaginato dall’autore infatti è possibile fare una scansione del proprio cervello e caricarla in una simulazione.

La Copia diventa la versione immortale dell’essere umano, non può ammalarsi né venire uccisa, esiste fintantoché trova spazio e potenza di calcolo disponibile nel cloud.

Le Copie, in Permutation City, sono individui a tutti gli effetti e possono gestire aziende, prendere decisioni, amministrare ricchezze.

Trasformarsi in una propria versione virtuale è, secondo alcuni, il modo per superare i nostri limiti e fare un salto in avanti nell’evoluzione. Il caricamento del cervello su un computer non sarà quindi solamente fattibile nel futuro, ma anche desiderabile.

Ma che vantaggi ci sono nel diventare esseri virtuali?

La (quasi) immortalità: un cervello virtuale è immune alle malattie, non invecchia e non è soggetto agli incidenti che possono capitare a una persona in carne e ossa.

L’annullamento delle distanze: sarebbe possibile viaggiare “per posta elettronica” inviando i file sulla rete e caricandoli in corpi robotici o scenari virtuali.

La moltiplicazione di se stessi: una volta creato, il cervello virtuale potrebbe essere copiato infinite volte.

l’automodifica: con un cervello virtuale sarebbe possibile eliminare alcuni ricordi sgradevoli, renderne altri più vividi, oppure cambiare tratti della nostra personalità che non ci piacciono.

Il potenziamento: il cervello umano contiene 86 miliardi di neuroni4 e trilioni di connessioni fra loro. Cosa succederebbe se si potesse potenziare il cervello virtuale aumentando il numero di neuroni e di connessioni?

Ma qual è la situazione nella realtà? È possibile caricare la propria mente sulla rete?

La risposta ovviamente è “no,” almeno per ora, anche se esistono numerose iniziative che puntano a realizzare una “simulazione completa del cervello.” Tuttavia, anche se la ricerca è ampiamente finanziata, non ci si è ancora avvicinati all’obiettivo finale.

Supponendo che un giorno la tecnologia renda possibile il trasferimento della mente, a quel punto sorgerebbero molti problemi di tipo filosofico, etico, legale e sociale.

Immaginiamo di aver creato una copia di noi stessi: quella copia sarebbe cosciente? Avrebbe un’anima? Io e la copia saremmo la stessa persona?Erediterebbe i miei ricordi e le mie esperienze? E se ci fossero più copie di me stesso allo stesso tempo?

L’avvento di una tecnologia come quella del mind uploading porta a profonde conseguenze sociali. Le copie virtuali possono sopravvivere a epidemie, guerre e carestie, possono anche colonizzare facilmente altri mondi: è sufficiente lanciare nello spazio un’astronave con al suo interno un super-computer abbastanza potente e dotato di una fonte di energia adeguata. I problemi ecologici e la crisi energetica avrebbero un significato diverso; i bisogni fondamentali delle persone cambierebbero.

cambierebbero i rapporti di potere: chi controlla l’hardware controlla la vita delle persone; e i modi di combattere le guerre. 

Il trasferimento della mente in un mondo virtuale può rappresentare il nuovo stadio dell’evoluzione umana ma, se non accompagnato da una profonda riflessione sulla nostra natura come individui e come specie, potrebbe essere solo il trasferimento dei contrasti e delle ingiustizie attuali su un piano diverso.

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